Intervento sui criteri direttivi

Riporto il mio intervento sui criteri direttivi pronunciato il 30 marzo in consiglio comunale. A breve il video.

Con questi criteri direttivi si è compiuta una grande rivoluzione.

Gli ultimi criteri direttivi risalivano al 2002 (inizio del primo mandato Domenici). Dovevano essere rivisti e aggiornati ogni anno. Per vari motivi ciò non è mai avvenuto. Anzi, nel corso degli anni i quartieri hanno avuto sempre meno deleghe e subito varie riorganizzazioni.

All’assessore Falchetti va dato atto di aver lavorato con costanza e competenza a questo progetto, collaborando con i quartieri, recependone le istanze e proponendo nuove e più dettagliate attribuzioni.

I criteri direttivi che ci accingiamo a votare non sono imposti dall’alto: sono il frutto di un grosso lavoro di squadra che ha visto coinvolti l’assessore, i quartieri, i consiglieri comunali.

Questi nuovi criteri direttivi sono importanti anche da un punto di vista politico. Il 23 marzo scorso il Senato ha approvato il decreto legge n° 2 del 25 gennaio 2010 del  governo Berlusconi che prevede un forte ridimensionamento del decentramento amministrativo. Da una parte si inneggia al federalismo e a un decentramento dei poteri, dall’altro si fanno leggi che depotenziano le attuali strutture privandole degli strumenti amministrativi e legislativi che consentirebbero migliori e più efficenti servizi ai cittadini. Mentre noi ci accingiamo a votare un potenziamento del decentramento, il governo Berlusconi ha cancellato oltre al difensore civico comunale, al direttore generale, ai consorzi……..anche le circoscrizioni nelle città con meno di 250.000 abitanti. Nel nostro caso, dal prossimo mandato amministrativo, Firenze potrà avere le circoscrizioni, ma solo IN DEROGA e quindi sminuite e depotenziate.

E’ per questo che i nuovi criteri direttivi assumono oggi anche un valore simbolico rilevante. Noi crediamo al federalismo, quello vero, quello vicino ai cittadini; il nostro governo purtroppo no! Si è deciso di sminuire e di uccidere questa forma di partecipazione democratica che costituisce il primo front line del cittadino nei confronti della pubblica amministrazione.

Le principali novità introdotte attribuiscono ai quartieri nuove funzioni rispetto alla manutenzione delle strade. Si attua inoltre il completamento della delega sulle manutenzioni. Adesso tutto il patrimonio non abitativo sarà gestito dai quartieri. Sono poi riconfermate le deleghe al verde, ai servizi educativi, alle politiche giovanili, allo sport oltre a tutte le altre.

Non mi nascondo i problemi ancora sul tappeto. L’organizzazione della macchina comunale secondo il modello della verticalizzazione delle funzioni, certo teoricamente  non aiuta l’orizzontalità delle funzioni dei quartieri. Potrebbe minare la loro autonomia e le loro indipendenza gestionale. E’ in corso la sperimentazione con le singole direzioni che avranno una figura dirigenziale di collegamento fra ogni singola direzione e i quartieri.

Il gruppo PD voterà convintamente questi criteri direttivi. In un Italia che sta andando verso lo scollamento più totale fra politica e i cittadini, scommettere all’inizio di questo mandato amministrativo sul decentramento delle funzioni e un contatto più diretto e immediato con i cittadini, , mi pare davvero un atto coraggioso

Lettera Aperta

Oggi mi sono imbattuto in questa lettera che mi ha toccato profondamente.

E’ una lettera aperta della scrittrice albanese Elvira Dones al premier Silvio Berlusconi in merito alla battuta del Cavaliere sulle “belle ragazze albanesi”.

In visita a Tirana, durante l’incontro con Berisha, il premier ha attaccato gli scafisti e ha chiesto più vigilanza all’Albania. Poi ha aggiunto: “Faremo eccezioni solo per chi porta belle ragazze”.

“Egregio Signor Presidente del Consiglio,

le scrivo su un giornale che lei non legge, eppure qualche parola gliela devo, perché venerdì il suo disinvolto senso dello humor ha toccato persone a me molto care: “le belle ragazze albanesi”.

Mentre il premier del mio paese d’origine, Sali Berisha, confermava l’impegno del suo esecutivo nella lotta agli scafisti, lei ha puntualizzato che “per chi porta belle ragazze possiamo fare un’eccezione. “

Io quelle “belle ragazze” le ho incontrate, ne ho incontrate a decine, di notte e di giorno, di nascosto dai loro magnaccia, le ho seguite da Garbagnate Milanese fino in Sicilia. Mi hanno raccontato sprazzi delle loro vite violate, strozzate, devastate.

A “Stella” i suoi padroni avevano inciso sullo stomaco una parola: puttana. Era una bella ragazza con un difetto: rapita in Albania e trasportata in Italia, si rifiutava di andare sul

marciapiede. Dopo un mese di stupri collettivi ad opera di magnaccia albanesi e soci italiani, le toccò piegarsi. Conobbe i marciapiedi del Piemonte, del Lazio, della Liguria, e chissà quanti altri.

E’ solo allora – tre anni più tardi – che le incisero la sua professione sulla pancia: così, per gioco o per sfizio.

Ai tempi era una bella ragazza, sì. Oggi è solo un rifiuto della società, non si innamorerà mai più, non diventerà mai madre e nonna. Quel puttana sulla pancia le ha cancellato ogni barlume di speranza e di fiducia nell’uomo, il massacro dei clienti e dei protettori le ha distrutto l’utero.

Sulle “belle ragazze” scrissi un romanzo, pubblicato in Italia con il titolo Sole bruciato. Anni più tardi girai un documentario per la tivù svizzera: andai in cerca di un’altra bella ragazza, si chiamava Brunilda, suo padre mi aveva pregato in lacrime di indagare su di lei. Era un padre come tanti altri padri albanesi ai quali erano scomparse le figlie, rapite, mutilate, appese a testa in giù in macellerie dismesse se osavano ribellarsi. Era un padre come lei, Presidente, solo meno fortunato. E ancora oggi il padre di Brunilda non accetta che sua figlia sia morta per sempre, affogata in mare o giustiziata in qualche angolo di periferia. Lui continua a sperare, sogna il miracolo. E’ una storia lunga, Presidente.. . Ma se sapessi di poter contare sulla sua attenzione, le invierei una copia del mio libro, o le spedirei il documentario, o farei volentieri due chiacchiere con lei. Ma l’avviso, signor Presidente: alle battute rispondo, non le ingoio.

In nome di ogni Stella, Bianca, Brunilda e delle loro famiglie queste poche righe gliele dovevo. In questi vent’anni di difficile transizione l’Albania s’è inflitta molte sofferenze e molte ferite con le sue stesse mani, ma nel popolo albanese cresce anche la voglia di poter finalmente camminare a spalle dritte e testa alta.

L’Albania non ha più pazienza né comprensione per le umiliazioni gratuite.

Credo che se lei la smettesse di considerare i drammi umani come materiale per battutacce da bar a tarda ora, non avrebbe che da guadagnarci. Questa “battuta” mi sembra sia passata sottotono in questi giorni in cui infuria la polemica Bertolaso, ma si lega profondamente al pensiero e alle azioni di uomini come Berlusconi e company. Pensieri e azioni in cui il rispetto per le donne è messo sotto i piedi ogni giorno, azioni che non sono meno criminali di quelli che sfruttano le ragazze albanesi, sono solo camuffate sotto gesti galanti o regali costosi.

Mi vergogno profondamente e chiedo scusa anch’io a tutte le donne albanesi”

Elvira Dones, scrittrice-giornalista.

Nata a Durazzo nel 1960, si è laureata in Lettere albanesi e inglesi all’Università di Tirana. Emigrata dal suo Paese prima della caduta del Muro di Berlino, dal 1988 al 2004 ha vissuto e lavorato in Svizzera. Attualmente risiede negli Stati Uniti, dove alla narrativa alterna il lavoro di giornalista e sceneggiatrice.

Intervento conclusivo in consiglio comunale

In consiglio comunale ho chiesto la possibilità di avere due minuti di tempo per leggere il testo che vedete di seguito visto che sono stato l’unico consigliere comunale che ha parlato in assenza del sindaco.  Il presidente Giani non ha ritenuto opportuno farmi intervenire.

Non avrò quindi “l’onore” di essere citato nella replica dal sindaco. Ma tant’è!!!!

Cercherò di leggere questo testo nella prosecuzione dei lavori di domani con gli emendamenti proposti dall’opposizione.

Intanto lo anticipo.

In tutte le realtà imprenditoriali il bilancio di previsione non riveste un’importanza  così forte come nella pubblica amministrazione.

E’ il bilancio consuntivo che svela le carte, che ci dice se una azienda è in buona salute o sull’orlo del fallimento. Il bilancio di previsione è importante perchè ci indica la direzione e mette nero su bianco le strategie, ma sono le variazioni di bilancio che smuovono davvero i soldi.

Non è stato possibile approvare il bilancio di previsione entro il 31 dicembre 2009. Abbiamo dovuto lavorare per tre mesi con il bilancio provvisorio, in dodicesimi come si dice in gergo. E’ ovvio che a brevissima scadenza dovranno essere previste delle variazioni di bilancio che consentano di calibrare il tiro rispetto alle previsioni e alla prossima stesura del PEG.

L’impianto di questo bilancio è solido. E’ un bilancio che viene da lontano. Non è un caso che la passata amministrazione sia stata premiata da standard & poor’s come la più virtuosa in fatto di bilanci comunali con una percentuale di affidabilità del 98%. Questo bilancio di previsione eredita una situazione solida e sta egregiamente lavorando per consolidarla.

E’ vero, ci sono alcune criticità, alcune indeterminatezze legate soprattutto al piano delle alienazioni, alla riunificazione degli uffici comunali e al piano della sosta. Sarà compito della commissione Bilancio in modo  preciso e puntiglioso vigilare che le previsioni si trasformino in realtà. Che siano raggiunti gli equilibri di bilancio con opportune variazioni.

Mi stanno molto a cuore le seguenti priorità: Sostegno alle famiglie, lotta alla crisi economica, salvaguardia delle fasce più deboli della popolazione, sviluppo della cultura e di un sistema moderno ed efficiente di Welfare, politiche inclusive; un piano di opere pubbliche che, partendo dal piano strutturale porti un grande rinnovamento nella vita della città.

Il sindaco nella sua relazione introduttiva ha preso degli impegni precisi rispetto a queste tematiche soprattutto quando ha parlato degli interventi sul sociale. In politica certe promesse sono molto importanti e non è possibile ignorarle. Sono certo che la giunta darà il massimo per attuarle. Offro fin da ora la mia personale collaborazione per intensificare gli sforzi che consentano di trovare risorse e di efficientare i costi nel pieno rispetto del mandato politico amministrativo e del programma del PD e di questa maggioranza.

Occorrerà poi vigilare attentamente che l’elenco delle alienazioni che approviamo insieme al bilancio diventi propriamente PIANO delle alienazioni. Per far questo occorrono due condizioni. Le modifiche urbanistiche rispetto alla destinazione d’uso (e quindi in ultima analisi il piano strutturale) e la valorizzazione degli immobili e cioè l’eliminazione di tutti i vincoli presenti (affitti, sovrintendenza, destinazione degli attuali affittuari ecc).

Occorrerà vigilare anche la metodologia con la quale si venderanno i beni immobili in modo da evitare la cosiddetta “svendita dei gioielli di famiglia”. In altri termini dovremo valutare attentamente tutte le potenzialità e i rischi della creazione del Fondo immobiliare di cui si sente parlare e che l’assessore Falchetti ha dichiarato in aula essere possibile.

Massimo Fratini